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Nel giorno di Pasqua dell'Anno del Signore 1403, tra le colline e i boschi presso Firenze, vicino al santuario della Madonna dell'Impruneta patrona della città, affiora da un pozzo una candida statua marmorea della dea Venere. L'evento è salutato con superstiziosa paura da chi vede in quell'idolo pagano un messaggio demoniaco e con gioia da chi invece si sente, in quell'alba del Quattrocento, già toccato dal soffio gentile dell'umanesimo. Vieri, erede del possente casato dei protettori del santuario mariano, i Buondelmonti, interpreta quel ritrovamento come un presagio che lo riguarda: e parte verso l'Asia lontana, inseguendo le fantasie cavalleresche della giovinezza. Ma forse deve anche compiere una truce faida; e forse è perseguitato da un cocente rimorso. Nello stesso giorno, un giovane guerriero ghibellino convertito al messaggio francescano, Arrigo, prega nella chiesa del Santo Sepolcro a Gerusalemme in cerca di una pace per i propri tormenti interiori e un anziano gentiluomo castigliano si appresta a ricevere dal suo re, grande difensore della Cristianità, una delicata missione diplomatica da compiere presso il Grande Emiro. I destini di questi tre cavalieri s'intrecciano, prima sulle onde inquiete del Mediterraneo e nei sortilegi delle sue isole e poi in una cavalcata lungo le piste carovaniere della Via della Seta, alla volta della magica Samarcanda del Signore della Paura, il potente e feroce Tamerlano che a sua volta sta cullando un folle sogno: la conquista del Celeste Impero.